28.06.06

La spina del diavolo

Che cos’è un fantasma?
E’ con questa domanda che inizia e termina La spina del diavolo.
La voce narrante darà anche una risposta, ma non mi sembra il caso di scoprire in questa sede le carte di un film ricco di tensione, ma di una poeticità tale da superare in bellezza qualsiasi film di genere. Sebbene, in questo caso, definirne il genere è un’impresa ardua. Non è un horror canonico, ma non è neanche un vero è proprio thriller soprannaturale. E’ qualcosa, come i fantasmi, a metà strada tra due mondi.

La vicenda si svolge nella Spagna degli anni ’30, in un orfanotrofio. Carlos è un bambino di 12 anni, rimasto orfano, che viene condotto dal suo tutore al Santa Lucia. Ben presto Carlos si troverà faccia a faccia con il fantasma di Santi, un bambino morto in circostanze misteriose e che al collegio credono sia scappato per spavento quando una bomba, inesplosa, cadde nel cortile. Assetato di vendetta, lo spirito di Santi userà Carlos per saldare i conti con il suo assassino. La vendetta si compirà in modo crudele, terribile e inaspettato.

Dalla trama alla musica, dalla fotografia all’interpretazione, questo film, firmato Guillermo del Toro (Hellboy, Blade II, Mimic) e prodotto da Almodóvar, è un vero capolavoro. Uscito nel 2001 in Spagna, è finalmente arrivato sugli schermi italiani.
L’interpretazione dei piccoli protagonisti è da Oscar, così come sono ragguardevoli le interpretazioni degli adulti, che in questo film sono solo un contorno, come la guerra che, se pur lontana, è pur sempre presente. E mentre Santi è il fantasma che ‘tormenta’ i bambini, la guerra è il fantasma degli adulti.

In questo film suggestivo, gli effetti speciali (Reyes Abades) sono in realtà effetti visivi ottici utilizzati poco e bene. Anche le musiche (Javier Navarrete) hanno un ruolo preminente nella realizzazione, accompagnando le vicende senza quei picchi alti che smorzano la tensione per passare all’orrore puro.

Le radici di questa storia sono i classici horror sassoni, i racconti di fantasmi del ceppo gotico come quelli di M.R. James, Sheridan Le Fanu, Machen; resi perfetti dai colori dell’ambra, dai verdi, dai colori della terra, del fuoco e della notte. In contrasto perfetto tra il tipico grigiore gotico dei sassoni ed i colori caldi della brulla Spagna.
La stessa immagine del fantasma richiama il modello sassone, a metà tra un pupazzo rotto e una piccola immagine religiosa.
Un fantasma che induce orrore e compassione.

Posted by Imelda Antonicelli at 28.06.06 11:44