12.10.06

Princesas

“Dicono che le principesse non hanno equilibrio, sono talmente sensibili che si accorgono della rotazione della terra. Dicono che sono talmente sensibili che si ammalano se sono lontane dal loro regno, che addirittura possono morire di tristezza.” (Fernando León de Aranoa)

Nel film del regista spagnolo, le principesse sono delle prostitute. E’ la storia di due donne: una si chiama Caye (Candela Peña), ha quasi trent’anni, la frangetta e un fascino discutibile; l’altra si chiama Zulema (Micaela Nevárez), dolce e misteriosa, che vive quotidianamente l’inevitabile esilio. Quando si conoscono si trovano in posizioni diverse, quasi opposte: sono due ragazze che guardano con diffidenza l’arrivo di immigranti nell’ambito della prostituzione. Caye e Zulema non tardano a capire che, sebbene ad una certa distanza, entrambe camminano sul medesimo sentiero. Ed è proprio dalla loro complicità che nasce e si articola la trama del film.

Zulema è una donna molto dolce e valorosa, una donna perduta nel vero senso della parola, straniera nel significato più ampio. Una donna con delle difficoltà. Caye ha un modo molto speciale di proteggersi dalla realtà della propria vita; usa la fantasia, ne ha molta e molti desideri. Caye vede in Zulema uno specchio di se stessa, ciò che le accade e di cui non è consapevole finché non lo nota nell’altra. E’ questa la parte cruciale del film: il riconoscimento delle due protagoniste, l’una nell’altra.

Zulema lavora come prostituta perché desidera dare alla sua famiglia qualcosa di più di quello che ha; Caye, al contrario, lo fa per fuggire dalla propria madre, che rappresenta tutto ciò che lei non vuole essere. Caye è cosciente di comportarsi esattamente come sua madre e rendendosene conto si detesta. Anche sua madre ha un modo per proteggersi da quella vita: si nasconde dietro i fiori e le sue cose. Per quanto la famiglia di Caye sia così vicina alla sua realtà, è lontana da lei, dal suo cuore. L’esatto contrario di Zulema, che pur avendo una famiglia lontana, sa di averla vicina.

Entrambe vivono in uno stato di ricerca costante. Per guadagnarsi la vita, per imparare ad aver fiducia in una persona della quale non sanno nulla. Zulema si sente sola, sfiduciata, quando arriva nel nuovo Paese: un continuo non sapere cosa dire, non sapere cosa è corretto e quello che non lo è. Temere che le chiedano i documenti mentre cammina per strada.

Questa storia resta dentro. Si continua a rivivere quello che accade; attraverso il film si impara a conoscere donne che vivono quotidianamente situazioni limite e questo, in una società moderna, è qualcosa di molto triste.

Il bello di Princesas è che parla di donne vere. Di storie vere. Di donne che si incontrano, si confrontano e, alla fine, in loro scatta qualcosa che le consente di prendere nuovamente in mano la propria vita.

Posted by Imelda Antonicelli at 12.10.06 12:15