30.03.06

Solo due ore

Vi siete mai chiesti quante cose possono succedere in due ore?
Non lo ha fatto nemmeno Jack Mosley (Bruce Willis), il protagonista di Solo due ore di Richard Donner.
Mosley è un detective della polizia di New York, in sovrappeso e debilitato, con una gamba dolorante e un serio problema di alcolismo. Dopo una lunga ed estenuante notte, alle 8 del mattino sta per staccare dal turno, ma un suo superiore lo ferma e gli accolla senza troppi convenevoli l’incarico di accompagnare un detenuto dalla Terza Divisione al Tribunale: una distanza di soli 16 isolati, vale a dire una quindicina di minuti.

L’incarico è semplice, l’importante è che il detenuto, Eddie Bunker (Mos Def), arrivi d’avanti al Gran Giurì entro le 10:00. Jack è stanco ed irritato, con flemma e distrazione carica il detenuto in auto e si tuffa nel traffico mattutino.
Il detenuto è logorroico e Mosley troppo stanco per ascoltarlo; il traffico è logorante e Jack troppo distratto per notare che un furgone nero li sta seguendo. Ha bisogno di bere. Ferma la macchina e, tra le proteste del detenuto, scende a comprasi una bottiglia che lo tiri su, ma...
Qui cominciano le due ore più lunghe della sua vita, perché uscendo dal negozio di liquori sventa l’assassinio di Buncker e con lui comincia una corsa a piedi ed in autobus per raggiungere il tribunale.
Braccati da killer e poliziotti corrotti, contro i quali il giovane deve testimoniare, i due imparano a conoscersi e apprezzarsi.

Il film, che non è un action convenzionale, ci racconta di Jack che ha avuto tutte le possibilità per vivere bene e le ha gettate via e Eddie, che ha una gran voglia di vivere anche se non ha mai avuto niente.
Jack se la passa male, ma con l’aiuto di Eddie, nel corso dei 118 minuti di film si riprende la propria vita. Questo ragazzo che curiosamente crede a cose come i segni, la speranza e la possibilità di una seconda chance, riesce a impressionare Jack, che invece non ha mai creduto in niente.

La pellicola di Donner segue lo sviluppo psicologico dei personaggi e, con lo svolgersi degli eventi, l’approccio di Jack alla vita cambia. Il fisico sembra sempre più stanco e bistrattato, ma questo non impedisce a Jack di vedere le cose sotto un’altra luce, perché il nocciolo della storia è che la gente cambia.

Il film è scorrevole e per nulla pesante. Non vi sono sparatorie assurde, lunghe e di effetto, né inseguimenti all’infinito. L’action è ben calibrato nella storia, dove, come già detto, è l’uomo in senso lato il vero protagonista.
Jack ed Eddie, sono una scusa per dare speranza a chiunque che tutto è possibile, che si può cambiare se stessi e la propria vita, basta volerlo. Basta crederci.

Posted by Imelda Antonicelli at 30.03.06 14:39