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Dichiarazione
I nomi dei personaggi sono proprietà di CC e della FOX 1013; Ray Kowalski, è tratto dalla serie Due South; Amanda Price è un personaggio originale dell'autrice. I caratteri dei personaggi possono non apparire conformi agli originali. Gli avvenimenti narrati non hanno a che fare direttamente con Mulder e Scully, ma con Krycek. E, comunque, la protagonista è Amanda.

SEASON 1

Nota dell'autrice: i seguenti episodi di X Files, non hanno a che vedere con la serie TV, benché i personaggi riportati sono tratti dalla serie. Queste sono fan-fic AU (Alternative Universe), potete interpretare quanto segue come una dimensione parallela.

Informazioni sulla Mia serie: Scully non è stata rapita, Krycek l'ha sostituita solo durante la chiusura degli X files. Krycek ora lavora alla sezione Crimini Violenti con Ray Kowalski. Spender e Fowley lavorano in coppia nella stessa sezione di Krycek.

Ricordate sempre che questi sono i Miei X Files.

 

Amanda

Questione d'onore

Bermuda

Amore e morte

Non lasciarmi

Megan

Giro di walzer (changer la famme)

L'alieno

Quello che non sai di me

 

 

 

 

 

 

 

AMANDA

 

Washington DC

residenza Miller

20 marzo, ore 2:45 P.M.  

 

    Gli agenti parlavano in silenzio, sollevando un brusio confuso e sommesso. La signora Miller sedeva sul divano con gli occhi rossi scuotendo il capo, mentre una donna anziana le porgeva un bicchiere d'acqua.

    Alex Krycek entrò salutando con un gesto della testa questo o quel collega e con la mano quelli in gonnella. Si avvicinò alla signora Miller e le porse le sue condoglianze, allontanandosi appena la vide sfociare in un pianto liberatorio.

    Si avvicinò alla tavolata e si versò da bere.

    "Brutta storia!" esclamò Ray Kowalski avvicinandolo.

    "Già!" si limitò a rispondere Krycek voltandosi verso di lui e portando il bicchiere alle labbra.

    "Hai visto l'accompagnatrice di Skinner?" chiese Ray cambiando discorso all'improvviso, come era solito fare.

    "No… Dov'è?"

    "Lì, accanto alla finestra con lui", rispose indicandola con la testa.

    Krycek, che stava per bere nuovamente, rimase con il bicchiere a mezz'aria.

    "Amanda!" esclamò in un bisbiglio.

 

I'll be your dream

I'll be your wish/I'll be your fantasy

I'll be your hope/I'll be your love

Be everything that you need

I'll love you more with very breath

Truly, madly, deeply do

I want to stand with you on a mountain/

I want to bathe with you in the sea/

I want to lay like this forever/ Until the sky falls down on me

 (Truly Madly Deeply by SavageGarden)

  

    Il tailler blu notte la fasciava rendendola più magra di quel che era e la gonna corta mostrava due gambe lunghe, affusolate ed atletiche. Le spalle erano ben squadrate, il portamento perfetto ed il rigonfiamento all'altezza del seno metteva in evidenza una splendida terza.

    Alta poco più di un metro e settanta. Un taglio di capelli corto che mostrava un collo alla Nefertiti. Il nero corvino dei capelli esaltava la carnagione chiara ed evidenziava gli occhi nocciola incorniciati da un filo di eyeliner.

    Krycek la stava osservando tanto quanto gli altri, ma sul suo volto non si leggeva l'ammirazione per quella visione, ma un rancore profondo. Ray Kowalski conosceva bene il suo collega. Conosceva quello sguardo ed intuì subito che quella donna non gli era sconosciuta.

    Amanda sapeva di essere osservata.

    Era sempre osservata.

    Le piaceva essere osservata ed il suo abbigliamento era sempre scelto a quello scopo. Le piaceva attrarre gli sguardi e sapeva che i suoi uomini godevano all'idea di essere invidiati per l'accompagnatrice.

    Amanda, però, avvertì la presenza di uno sguardo avverso.

    Si voltò verso quella sensazione ed incrociò lo sguardo di Krycek.

    Non ebbe alcuna reazione, si limitò ad osservarlo. Alex sollevò quasi impercettibilmente il bicchiere in segno di saluto.

    Amanda distolse lo sguardo.

 

Georgetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

22 marzo, ore 3:07 P.M.  

 

    Amanda aprì la porta senza chiedere chi fosse.

    Krycek la guardò torvo e senza proferir parola. Era bella come sempre e questo non poteva negarlo. Amanda lo guardava persa nel verde dei suoi occhi.

    Lei sorrise.

    "Posso entrare?" chiese infine Alex Krycek senza cambiare espressione.

    "Certo!" rispose gentilmente aprendo del tutto la porta e facendo un largo gesto con la mano.

    Erano passati diversi anni, non ricordava più quanto, ma non aveva alcuna importanza. Il suo Alex era lì. In cuor suo sapeva che non era lì per amore. Sapeva che non l'aveva perdonata. Che, con molta probabilità, non l'avrebbe mai perdonata. Ma non aveva importanza. Quel che contava e che Alex Krycek fosse lì.

    "Non credevo di rivederti" esordì notando il silenzio di Krycek che osservava l'arredamento dell'ingresso-soggiorno.

    "Quando sei arrivata?"

    "Due mesi fa."

    Krycek la fissò intensamente. Gli occhi di lei erano raggianti, nonostante tentasse di avere l'espressione più indifferente possibile. Krycek si sforzò di restare sulle sue e duro più che mai andò al sodo.

    "Cosa vuoi da Skinner, Amanda?"

    Amanda incassò il colpo. Abbassò il capo scuotendolo ed avvicinandosi a lui. "Nulla… Non voglio nulla", rispose sommessamente sollevando lo sguardo sul volto di Krycek ad un passo da sé.

    "Nulla?… Mi è difficile crederlo", affermò Alex allontanandosi da lei.

    "E' la verità… Mi piace…"

    "Ti prego: risparmiami!" la interruppe gelandola con lo sguardo. "Ha divorziato da poco… Non ha bisogno di una come te."

    "Una come me?" ripeté a bassa voce lei. "Siamo solo amanti… Niente altro."

    "Amanti? Credi che sia questo quello che pensa lui?…" chiese continuando a puntarla come un cobra fa con la sua preda. "Stai giocando con lui?"

    "No", ribadì offesa. "Non ho mai giocato…" si zittì guardando il corpo di Krycek pronto a scattare. "… con te", concluse abbassando lo sguardo.

    Krycek prese il passo verso la porta. La tensione era troppo alta, sapeva che un'altra sola frazione di secondo e le sue mani sarebbero state attorno al collo di Amanda. Quello che non sapeva era se l'avrebbe uccisa o baciata.

    Aprì la porta. "Fagli del male…" aspettò che gli volgesse lo sguardo, "… e ti uccido", promise chiudendo poi la porta.

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

23 marzo, ore 9:25 A.M.  

 

    Krycek si fece annunciare da Kim ed entrò nell'ufficio di Skinner intento a parlare al telefono. La luce gialla sull'apparecchio dava ad intendere che si trattava di una conversazione interna. Sedette ed attese.

    Skinner appoggiò la cornetta sul ricevitore. Pigiò il tasto del citofono ed ordinò a Kim di non passargli altre comunicazioni.

    Osservò Krycek senza riuscire a proferire parola. Alex Krycek lo guardava con la mente lontana. Non sapeva perché Skinner lo avesse convocato, se lo era chiesto per tutto il tragitto dal suo ufficio a quello del vicedirettore, ma ora che era lì, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era ad Amanda tra le braccia di quell'uomo.

    Skinner non sapeva come cominciare il discorso. Era incerto se fosse il caso oppure no; ma lo aveva convocato lì e qualcosa doveva pur dirgli.

    Certo l'atteggiamento che il suo agente aveva era alquanto indisponente: perché lo guardava con quell'aria di sufficienza e quasi inquisitoria?

    Prese il coraggio con un gran respiro. "Agente Krycek…" esordì attirando l'attenzione di Krycek che modificò leggermente l'atteggiamento. "L'ho vista uscire dallo stabile di Amanda ieri pomeriggio… Lei la conosce?"

    Krycek sospirò. Si morse il labbro per prendere tempo e ponderare la risposta.

    "Sì… L'ho notata al funerale dell'agente Miller… Siamo stati compagni di corso all'università", lo informò senza inflessione.

    "All'università?" chiese scotendo impercettibilmente e rapidamente il capo come gli veniva naturale ogni volta che formulava una domanda che lo spiazzava. "Amanda è molto più piccola…" si zittì riflettendo su quello che stava per dire. Se Amanda era 'molto più piccola di Krycek', lo era ancor più nei suoi confronti. "Voglio dire…"

    "Sì. So cosa intende", lo anticipò Krycek avendo intuito l'imbarazzo di Skinner. "Amanda è una specie di genio… Non lo sapeva?"

    "No… Lo ignoravo", rispose sinceramente Skinner sperando che il suo agente lo delucidasse, ma Krycek non sembrava intenzionato a parlare di Amanda. Ripensandoci, a Skinner era parso irritato da quell'interrogatorio, ma non cedette. "Come mai è stato da lei ieri?"

    Krycek rifletté ancora prima di rispondere, poi, notando l'impazienza di Skinner, si decise a parlare. "La verità?"

    "La verità."

    "Le ho suggerito di rompere con lei, signore."

    Skinner lo guardava incuriosito. Non era in collera per il suo atteggiamento. Si era sentito sollevato. Si aspettava che dicesse: siamo stati a letto insieme. E invece no. Non era quello il motivo. Stranamente non lo infastidiva neanche il fatto che le avesse intimato la rottura della relazione.

    "Perché?" si limitò a chiedere.

    "Perché Amanda…" si zittì per riflettere ancora una volta. "Perché non credo che sia amore."

    "Vuole tornare con lei?" chiese quasi temendo la risposta.

    "No… Assolutamente: no", rispose fissandolo intensamente. "Errare è umano… Perseverare è diabolico", concluse mentre Skinner lo guardava confuso. "Se non c'è altro… tornerei nel mio ufficio. L'agente Kowalski mi aspetta."

    "Sì, certo!" lo congedò Skinner ancora sconcertato.

    Krycek aprì la porta pronto ad uscire. Si voltò verso il suo vicedirettore, che ricambiò lo sguardo, ed aggiunse: "Amanda è una donna pericolosa. Stia attento."

 

Georgetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

18 aprile, ore 10:34 P.M.  

 

    Amanda aveva già indossato il suo baby-doll quando sentì suonare alla porta. Domandò chi fosse dalla soglia del divisorio della zona notte, ma non afferrò il nome. Guardò dallo spioncino. Era Alex Krycek.

    Aprì e lo fece accomodare.

    Lui la guardò con sufficienza, ma solo per non farsi ammaliare. Conosceva le sottili arti di Amanda per indurre gli uomini a fare ciò che desiderava.

    "Vado al sodo", esordì sprezzante. "Ho bisogno del tuo aiuto… Ricambierò il favore appena possibile."

    "Di cosa si tratta?" gli domandò porgendogli un bicchiere di cognac anche se non lo aveva chiesto.

    Amanda lo conosceva bene, così come Krycek la conosceva. Non potevano mentirsi: l'uno leggeva l'altra. Amanda sapeva che Krycek stava soffrendo le pene dell'inferno nel chiederle aiuto e quel bicchiere di cognac serviva ad infondergli la forza per non tirarsi indietro. Krycek sapeva che qualsiasi cosa avesse chiesto ad Amanda, questa lo avrebbe fatto. Era una 'bastarda' tanto quanto lui, ma era la sola persona a cui poteva rivolgersi.

    "Ho un doppio lavoro", la informò. "Niente di illegale… Più o meno."

    "Più o meno?" gli chiese sollevando un sopracciglio.

    "Sì… E' un organo interno all'FBI. Cercano di tenere a bada alcuni segreti governativi… e cose simili", disse buttando giù d'un fiato ciò che ancora era nel bicchiere.

    "Cosa devo fare?"

    "Un mio collega… Fox Mulder, ha ricevuto un DAT contenente dei segreti militari. Quelli per cui lavoro, vogliono che recuperi quel nastro, prima che lui diffonda il suo contenuto…"

    "Mi stai chiedendo di rubarlo al posto tuo?" s'informò.

    "No…" rispose versandosi altro cognac. "Ho bisogno che tu lo distragga… Che faccia in modo che non sia né in ufficio, né a casa…"

    "Ah-ahh! Vuoi che ci vada a letto", affermò lei anticipando la conclusione.

    "Non ho detto questo", si difese subito. "Voglio solo che lo trattieni il tempo necessario per recuperare il DAT. Quello che ci fai, come lo fai e… Insomma. Il resto non è affar mio", concluse irritato.

    Amanda lo scrutò nel profondo ed Alex sembrò cedere.

    "Mi aiuterai?" chiese in tono amichevole.

    Osservò il viso sorridente di Amanda. La sua gioia nel poter ancora fare qualcosa per lui. Sì, Krycek lesse chiaramente la felicità di Amanda. Comprese che non era un sorriso di vittoria, ma solo la felicità di una donna ancora innamorata.

    "Lascia Skinner", le disse all'improvviso e con tono deciso. "Non giocare con i suoi sentimenti. Lui non può darti ciò che vuoi."

   "Cosa ne sai tu di quello che voglio?"

    Si guardarono intensamente.

    Erano l'uno di fronte all'altra.

    Gli occhi dell'una nel verde dell'altro.

    "No… Non lo so quello che vuoi… Ma qualsiasi cosa sia… Lui non può dartela e tu gli farai solo del male."

    "Tu mi stai spingendo a fargliene", disse sfidando il suo sguardo cupo. "Mi stai chiedendo di tradirlo con un tuo collega", concluse riversando su di lui ogni responsabilità.

    "Che vuoi? Io non ho una coscienza…" disse allontanandosi da lei. "Esattamente come te…" la fissò aspettando una reazione che non arrivò. "Sai tradire bene… Ci riuscirai perfettamente."

    "Tu credi?"

   "E' lavoro, no?" sentenziò con una frecciatina.

    Amanda incassò cambiando discorso. "Come lo contatto?"

    "Lui è nella sezione degli X Files… roba riguardante UFO e paranormale… Lascio a te i dettagli", concluse lasciando l'appartamento.

     

Washington DC

Quartier Generale FBI

19 aprile, ore 4:25 P.M.  

 

    Amanda bussò alla porta già aperta dell'ufficio di Mulder. Non aspettò il permesso di entrare dirigendosi direttamente verso la sua scrivania sotto lo sguardo attonito di questi.

    "L'agente Mulder?" chiese porgendogli la mano. "Amanda Price", si presentò.

    "Cosa posso fare per lei?" domandò riconoscendo la compagna di Skinner.

    Amanda allungò lo sguardo sul monitor del computer e aggirò la scrivania.

    "Che cos'è?" s’informò con candore.

    "Nulla di importante… Uno stupido scherzo", affermò Mulder realmente infastidito da quel DAT incomprensibile.

    "Non direi", esordì lei. "Sembra Navajo."

    "Sìììì…" tirò lui. "Anche la mia collega sostiene sia Navajo, ma temevo si sbagliasse. Lei come fa a conoscerlo?" chiese infine incuriosito.

    "E' una delle lingue che ho studiato", rispose. "Se vuole posso tradurglielo."

    "Davvero!?" esclamò tra lo stupore e la gioia.

    "Certo! Andiamo da me… Ho un ottimo lettore DAT."

   

Georgetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

ore 4:55 P.M.  

 

    Amanda inserì il DAT nel lettore. Sullo schermo apparve il simbolo del Pentagono e poi quello Federale. Un'avvertenza sulla trasgressione della legge e poi, finalmente, il testo.

    Cominciò a leggerlo in grandi linee scorrendo con il cursore le prime tre pagine.

    "Cosa dice?" chiese impaziente ed eccitato Mulder.

    "Nulla di importante, una premessa riguardo a quello che il testo contiene."

    "Vale a dire?" insisté.

    "Pare contenga i rapporti UFO dal secolo scorso ad oggi e vari esami… Test di natura… Non ho capito bene… Lo capiremo leggendo il resto", concluse volgendogli lo sguardo e fermandosi ad ammirare i suoi occhi.

    Mulder deglutì vistosamente. Si sentiva improvvisamente eccitato ed attratto da quella donna, ma era la donna di Skinner. Lo rammentò a se stesso distogliendo lo sguardo dal suo volto.

    "Se è d’accordo… potrei sedermi all'altro terminale e trascrivere la sua traduzione", suggerì Mulder per allentare la tensione.

    Il cellulare suonò. Mulder ringraziò il cielo e rispose.

    Scully gli chiese dov'era e cosa stesse facendo. Alla risposta di Mulder, Scully reagì male. "Vi raggiungo", si limitò a dire con tono diffidente.

    Quando Scully arrivò, Mulder e Amanda erano comodamente in salotto a prendere il tè. E che Mulder prendesse il tè era davvero un avvenimento. Scully vide in Amanda ciò che ogni donna avrebbe notato: una cacciatrice. La sua prima domanda fu: "Come mai era venuta a cercare Mulder?"

    Amanda sorrise cogliendo immediatamente la sfida. "Ho un problema con una presenza…" si girò verso Mulder che solo in quel momento riordinò le idee. "Da qualche giorno sento dei rumori…" cominciò a raccontare.

    "Vive in uno stabile è normale", la stroncò subito Scully.

    Amanda non la degnò di uno sguardo sfoggiando le folta ciglia all'incantato Mulder. "… Accade di notte… E' come se… spostassero i mobili e… E poi spesso trovo gli oggetti spostati… Io vivo da sola…"

    "E pulisce la casa da sola?" azzardò Scully.

    "No… Viene una donna tre volte a settimana."

    "Sarà la donna delle pulizie, allora!" concluse Scully.

    "No", continuò Amanda senza cedere di un passo. "Non lo ha mai fatto e… comunque, non tocca la mia biancheria intima."

    "Toh! Un fantasma pervertito!" esclamò velenosa Scully.

    Mulder apparve improvvisamente disorientato dall'atteggiamento e dal colloquio delle due donne. Non riconosceva Scully e non comprendeva tutta la sua diffidenza e acidità nei confronti di Amanda.

    "Calma, Scully!" esordì per raffreddare gli animi. "Può trattarsi di un poltergeist… Sono avvezzi a certi giochi."

    Scully si rese improvvisamente conto di quale strano atteggiamento avesse avuto fino a quel momento e raddrizzò il tiro tornando ad essere se stessa.

    "Sì, scusa e… Beh! sai come la penso riguardo a queste cose", si giustificò.

    Amanda le sorrise senza rancore e le porse il vassoio dei biscotti.

    "Andiamo a cena fuori e quando torniamo lavoriamo, vi va?" propose come una scolaretta. "Prendo la giacca e andiamo", concluse lasciando i due da soli.

    "Ti fidi di lei?" chiese Scully ancora scettica.

    "Perché non dovrei? E' la donna di Skinner… Se lui l'ha mandata da me…"

    "Sarà! Ma io ci starei attento."

 

    Krycek entrò con facilità nell'appartamento. Amanda lo aveva avvertito telefonicamente garantendogli un raggio d'azione di circa un'ora. Mise un po' di disordine qua e là, infilò CD, VHS e DVD in un sacco, poi andò nello studio di Amanda. Buttò all'aria delle carte, rubò CDRom, flopdisk e, naturalmente, il DAT.

    Lasciò la porta accostata quanto bastava a non sembrare aperta e contemporaneamente far intuire che qualcuno era entrato.

 

    Amanda guardò terrorizzata Mulder, che la scostò ed impugnata la pistola entrò con cautela. Scully lo seguì nello stesso atteggiamento.

    L'appartamento risultò vuoto e… svuotato.

    Mulder cominciò ad imprecare, mentre Scully chiamò la polizia per la denuncia.

    Amanda recitò la parte della sconvolta. Rimase seduta sul divano a fissare il nulla, mentre Scully le porgeva un bicchiere d'acqua.

    Mulder si era appoggiato alla portafinestra e guardava le luci della città mordendosi il labbro e imprecando contro se stesso ed il destino.

    La polizia fece il suo sopralluogo, rilevò le impronte, raccolse la denuncia e trascrisse ciò che ad Amanda sembrò mancare in casa, compreso il DAT di Mulder.

    "Sarà difficile prenderli", esordì sconsolato il sergente Phooly, un giovanotto rotondetto e dall'aria simpatica. "Questo è il tipico furto da tossicodipendenti. Vendono i CD ed il resto per strada o a qualche negoziante dei quartieri malfamati. Non prendono la roba di valore, perché non hanno un ricettatore. A loro serve giusto quanto basta per comprare una dose… Niente altro", concluse richiudendo il taccuino.

    Scully osservava Amanda che annuiva assente. Mulder congedò con una pacca il sergente e gli agenti, poi si volse verso le due donne.

    "Vuoi che resti con te?" chiese ad Amanda rivolgendole improvvisamente del tu.

    "Te ne sarei grata", rispose, mentre Scully alzava un sopracciglio di rimprovero a Mulder.

    "Puoi andare a casa, Scully", le disse Mulder di rimando.

    Scully non disse niente e non aspettò oltre. Afferrò la giacca, salutò e andò via senza aggiungere una parola.

    Amanda sollevò lo sguardo verso Mulder in piedi accanto al divano dov'era seduta.

    Si alzò.

    Con i tacchi la differenza tra loro era minima.

    Il suo volto era a pochi centimetri da quello sconsolato di Mulder. Si allungò verso di lui sfiorandogli le labbra. Mulder ricambiò schioccandole un bacio più azzardato.

    Amanda lo abbracciò alla nuca, portandolo più a sé e lui l'assecondò cingendola alla vita.

    Esplosero in un bacio più coinvolgente lasciandosi cadere sul divano.

    Mulder le sbottonò la camicetta senza lasciare le sue labbra. Sentì il suo membro rigonfiarsi, ma lasciò che pulsasse senza tregua nei pantaloni. Scivolò giù per il collo di lei fino ad incontrare il suo seno. Improvvisamente tutte quelle immagini che passava in rassegna nelle lunghe notti solitarie svanirono per fondersi con quella realtà.

    Amanda lasciò scivolare le sue mani all'interno della patta di Mulder liberandolo dei pantaloni. Mulder la guardò ansimare al contatto dei propri genitali e ne fu maggiormente eccitato.

    Lei lo lasciò fare, accompagnando il suo ritmo con movimenti flessuosi ed incitandolo con gridolini di piacere incessanti. Mulder perse completamente il senso della realtà. Era da tempo che non aveva un rapporto così. Forse non lo aveva mai avuto. No. Così di sicuro no. Amanda era insuperabile in questo. Mulder non pensava più a nulla. Non esistevano gli X Files. Non esisteva il DAT. Ma, soprattutto, non esisteva Skinner.

  

    Mulder Si svegliò di soprassalto svegliando Amanda.

    Lei lo guardava sorridente, mentre Mulder razionalizzava i fatti.

    "Cosa dirai a Skinner?" le chiese preoccupato e decisamente in colpa.

   "Che vuoi che gli dica?" domandò sorniona. "Nulla! E…" gli si avvicinò baciandolo dolcemente. "Se dovesse scoprirlo… Pazienza! Del resto non ha l'esclusiva. Siamo solo…" si soffermò al pensiero di quello che aveva detto Krycek "…Amanti", concluse convinta.

    Mulder le sorrise. "Non è così semplice", affermò mordendosi il labbro.

    "Niente è semplice", confermò lei con un lieve rammarico nella voce.

 

Georgetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

20 aprile, ore 7:20 A.M.  

 

   Krycek attese che Mulder si allontanasse con l'auto dal palazzo-residence di Amanda. Entrò nel garage, prese il sacco dal portabagagli e salì al 22° piano.

    "Hai dimenticato qualcosa?" chiese Amanda attraverso la porta sentendo suonare.

    Aprendo si trovò faccia a faccia con Krycek. "No", rispose Alex entrando benché senza invito. "La tua roba…” disse porgendole il sacco. “Non metterla in bella mostra subito o capiranno l'antifona."

    Amanda lo guardò un po' risentita.

    Krycek le sorrise strafottente. "Puoi copiare il DAT?"

    "Sì", rispose precedendolo nello studio. "Ha un codice di protezione ma posso annullarlo", lo informò.

    Krycek la seguì senza poter fare a meno di far cadere lo sguardo sul suo posteriore. Lei si voltò per farsi dare il DAT scoprendolo a sbirciare.

    La camicia da camera di seta la disegnava perfettamente e Krycek sollevò lo sguardo imbarazzato. Non per il gesto naturale - era un uomo - ma per aver ceduto anche solo per un istante.

    "Non le ho le mutandine", lo stuzzicò lei.

    "Si vede", tagliò corto Alex porgendole il DAT.

    "La vuoi…" si soffermò maliziosa. "…su CD la copia?"

    "Sì… Grazie!"

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

ore 8:30 A.M.  

 

    Scully entrò in ufficio senza salutare, appese il suo cappotto e con una freddezza tangibile informò Mulder che quella mattina sarebbe stata impegnata con alcune autopsie. Di non contare su di lei.

    "T'hanno pestato un callo, Scully?" le chiese preoccupato.

    "Un callo?" replicò alterata. "Certo, Mulder", fece una pausa per calmarsi. "Amanda", disse infine portandosi le mani ai fianchi per non buttare tutto all'aria.

    "Cosa ha fatto? Perché ce l'hai tanto con lei?" chiese realmente ignaro.

    "Possibile che tu non lo veda?"

    "Vedere cosa?" insisté Mulder.

   "Quella viene qua, proprio quando tu ricevi il DAT. Per pura coincidenza sa leggerlo, a suo dire…" aggiunse deglutendo per non esplodere e continuando a camminare su e giù per la stanza sotto gli occhi attoniti di Mulder. "Il DAT viene rubato, lei ti fa gli occhi dolci e tu ci caschi come un allocco."

     "Così mi offendi!!"

    "Ed io cosa dovrei dire? Ieri sera mi hai letteralmente cacciata."

    "Ah! E' questo il punto?"

    "Sì… Cioè, no… Insomma, non è in quel senso che mi ha dato fastidio…"

    "Ed in quale, allora?"

    Scully lo guardò mentre gli rivolgeva uno dei suoi sguardi sornioni masticando una matita. Stava davvero per esplodere, così si girò sui tacchi ed uscì dall'ufficio senza ribattere.

 

Crystal City, Virginia

Viva Tower 28

ore 9:12 P.M.  

 

    Amanda uscì dal bagno avvolta in un morbido asciugamani bianco. Walter Skinner era sdraiato semi nudo sul grande letto, quando la vide appoggiò sul comodino lì accanto il dossier che stava leggendo e si soffermò a guardarla. Lei smise di strofinarsi i capelli nell'intento d'asciugarli e gli sorrise.

    "Perché mi guardi così?"

    "Sei splendida!" riuscì a malapena a dire.

    Lei gli si avvicinò lentamente. Lasciò cadere l'asciugamani a terra e rimase per qualche istante nuda di fronte a lui. Skinner si tirò su sedendosi e pose le mani sui  fianchi di lei tirandola dolcemente verso di sé.

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

21 aprile, ore 12:33 P.M.  

 

   Mulder aveva notato che Scully quella mattina era in ritardo, ma quando la vide apparire sulla soglia a quell'ora, memore della sfuriata del giorno prima, non ebbe il coraggio di farle domande.

    "Cosa sai di Amanda Price?" esordì in tono pacato.

    "Nulla", ammise Mulder. "A parte il fatto che è l'amante di Skinner."

    "Già!… Mi domando cosa sappia Skinner a riguardo."

    "Cosa intendi dire?"

    Scully non rispose, si limitò a passargli un dossier da lei redatto su Amanda Price.

 

ore 1:05 P.M.

ufficio di Walter Skinner  

 

    Skinner chiuse il fascicolo. Si tolse gli occhiali e si appoggiò allo schienale della poltrona. Guadò la scettica Scully e, poi il suo collega, Mulder.

    Il silenzio era snervante. Mulder continuava a tormentarsi il labbro, mentre Scully cominciò a pensare che avrebbe fatto meglio a farsi gli affari suoi. Skinner era imbarazzato, arrabbiato e confuso.

    "Cosa l'ha spinta ad indagare?" esordì improvvisamente rompendo quell'atmosfera glaciale.

    "La coincidenza dell'incontro con Mulder ed il furto del DAT", sintetizzò Scully.

    "Incontro con Mulder?" domandò spostando lo sguardo su questi.

    Mulder si morse più duramente il labbro apparendo visibilmente imbarazzato. Se Skinner avesse potuto non sospettare nulla, con quell'atteggiamento i dubbi furono fugati.

    "Non le ha suggerito lei di andare da Mulder?" chiese Scully attirando lo sguardo su di sé.

    "No", rispose a fil di voce Skinner, mentre Scully lanciava uno sguardo a Mulder che diceva: te l'avevo detto io. "Perché è venuta da lei, agente Mulder?" chiese infine Skinner.

    "Presumibilmente per un poltergeist… Ma… Ora non lo so più."

    Skinner apparve ansioso di sapere altro ed i due agenti dovettero raccontare l'intera faccenda. Mulder evitò di specificare cosa accadde quella notte. Si limitò a dire di aver dormito sul divano, ma che non sentì alcun rumore e non accadde nulla di strano.

    Skinner finse di credere all'ultima parte del racconto, poi, li congedò trattenendo il dossier. Quando Mulder e Scully furono usciti, chiese a Kim di chiamare Alex Krycek.

 

ore 1:39 P.M.  

 

    Krycek entrò con apprensione. Skinner aveva il volto cupo e ciò non lo rassicurava affatto. Era certo - lo sentiva - che di qualsiasi cosa si trattasse in qualche modo doveva essere coinvolta Amanda.

    Quella donna aveva sconvolto la sua vita dalla prima volta che la vide ed ora era tornata come un fulmine a ciel sereno. Come un acquazzone di mezz'estate. Come un ciclone pronto a spazzar via ogni cosa.

    Eppure…

    Eppure era stato lui a cercarla. A chiederle aiuto. A coinvolgerla in un suo lavoro.

    'Perché?' si domandava. 'Perché?'

    Forse l'amava ancora?

    Sì, doveva essere così.

    Nonostante tutto. Nonostante il tradimento. Nonostante la rabbia.

    Negare. Negare sempre. Anche di fronte all'evidenza. Questa era la sua legge. E così negava anche a se stesso i sentimenti che provava per Amanda, finendo, poi, con il fidarsi solo di lei.

    Skinner gli porse il dossier. Alex Krycek si limitò a leggere il nome sul frontespizio e sollevò lo sguardo incontrando quello del suo vicedirettore.

    "Non lo legge?" chiese.

    "A meno che non sia stata in prigione… Dubito vi sia qualcosa che non sappia già", rispose atono sostenendo lo sguardo di Skinner.

    "Perché non me ne ha parlato?"

    "Le avevo detto che era pericolosa. Ricorda?" rispose strafottente come solo lui sapeva essere.

    "Pericolosa come, agente Krycek?" domandò alzando il tono della voce e lasciando la poltrona oltre la scrivania. "Come donna o come mafiosa?" lo aggredì sovrastandolo con tutta la sua figura.

    "Amanda non è mafiosa", affermò in sua difesa.

    "Ed il legame con Sorvino?"

    "E' solo un vecchio amico di famiglia che le ha fatto da tutore quando ha perso i genitori…" lo guardò senza batter ciglio quasi ad invitarlo a sedersi e stare calmo. "Senta… Amanda non è la persona migliore del mondo, ma non è una criminale", mentì cercando d'essere il più convincente possibile.

    "E quei matrimoni?"

    "Non è per questo che sta con lei… Può stare tranquillo."

    "Sono tranquillo, perché so di non avere nulla che possa interessarle. Benché a questo punto… non capisco più perché stia con me… Non capisco più nulla", concluse lasciandosi cadere sulla poltrona.

    "Ormai ha ottenuto ciò che voleva… Credo stia con lei perché… A modo suo l'ama", concluse sospirando. Quanto gli costava quell'affermazione.

    "A modo suo?" chiese Skinner riemergendo dal torpore in cui tutta quella storia lo aveva lentamente gettato.

    "Signore…" esordì drizzandosi sulla sedia e sporgendosi in avanti. "Ha solo 25 anni… Per lei amare o fare sesso è solo un gioco."

    "Un gioco?" bisbigliò Skinner guardando il pavimento e scotendo il capo.

    Krycek si sentì stringere il cuore. Sapeva come si sentiva Skinner, c'era passato anche lui. In modo diverso, sì… ma anche lui aveva sofferto per quella donna.

    "Posso andare?" chiese infine.

    Skinner fece segno di sì con il capo. Quando Krycek fu davanti alla porta Skinner azzardò la domanda: "Perché è finita tra voi?"

    "E' andata a letto con un altro mentre stava con me."

    Skinner lo fissò dritto negli occhi. Alex strinse le labbra in una specie di sorriso annuendo con la testa.

   

Gerogetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

ore 6:38 P.M.  

 

   Amanda accolse Skinner con un sorriso immenso ed un bacio appassionato.

    Walter ricambiò freddamente, entrò si sedette sul divano e rimase in silenzio per un po'. Amanda lo osservava preoccupata.

    "Sei stata sposata", esordì. "Perché non me ne hai parlato?"

    Amanda incrociò il suo sguardo sostenendolo senza problemi. "Krycek?" domandò.

    "No. L'ho saputo in altro modo", la guardò con un pizzico di malincuore. "Perché?"

    "Ero giovane… Volevo essere ricca e… E davo agli uomini quello che volevano: una bella compagna da tenere in bella mostra…"

    "Tutti e sei?"

    "A loro non importava se avevo un cervello. Quello che vedevano era solo una bella ragazza da sfoggiare in questo o quel ricevimento. Gli davo ciò che volevano e mi prendevo ciò che volevo", affermò in un impeto di orgoglio.

    "E cosa vuoi da me, Amanda?"

    "Te", rispose sincera. "Solo te… Non ho bisogno d'altro. Tu non mi hai mai guardata come gli altri. Per te non sono mai stata solo un corpo… Io… Io ti voglio bene", affermò gettandosi accanto a lui ed abbracciandolo.

    Skinner non poté fare a meno d'abbracciarla.

    Lei gli sfiorò le labbra e si lasciò andare al suo tocco.

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

22 aprile, ore 11:14 A.M.  

 

    Skinner convocò Mulder e Scully chiedendo loro se ritenevano responsabile Amanda Price del furto del DAT e se pensavano di aprire un'indagine a riguardo. I due agenti si scambiarono uno sguardo incerto.

    "Non ci sono prove evidenti della sua implicazione", tenne a precisare Mulder.

    "L'unica ipotesi poteva essere che la mafia avesse chiesto ad Amanda di rubare il DAT, ma dubitiamo che potesse avere un interesse in tal senso…" continuò Scully.

    "Quindi… Non pensate di continuare le indagini?" chiese ancora Skinner.

    "No, signore", rispose Mulder. "Non seguendo questa pista."

    "Allora, direi che il caso è chiuso", disse Skinner chiudendo il fascicolo in un cassetto della sua scrivania.  

 

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Questione d'onore

Anacostia, Maryland

residenza Sorvino

22 giugno, ore 5:01 P.M.  

 

    Amanda sedeva nella grande poltrona di vera pelle color ghiaccio del soggiorno di Franky Sorvino. La luce che filtrava dalla grande portafinestra illuminava a giorno l'intera stanza. Due uomini in completo gessato di taglio italiano sedevano poco distanti su splendide sedie imbottite.

    Sorvino, un anziano uomo dall'aspetto signorile, entrò accompagnato da un energumeno vestito di nero e da Jack Preston, il suo braccio destro. Preston non aveva ancora compiuto i 40 e la sua figura, snella ed elegante, lo faceva sembrare ancor più giovane.

    "Scusa se t'ho fatto aspettare picciridda", esordì Sorvino schioccando le dita per far uscire tutti, compreso Preston.

    Il motivo per cui Sorvino volesse restare solo con Amanda ogni volta che questa veniva in visita, restava un mistero per tutti. Sorvino non era uomo da dar spiegazioni. Né qualcuno le chiedeva. Non era prudente.

    Chi avesse avuto un po' d'intelligenza avrebbe dovuto fare i suoi collegamenti e capire, ma, in certi casi, è meglio non collegare e non capire. Nella 'famiglia' è meglio, persino, non pensare.

 

I'll be your dream

I'll be your wish/I'll be your fantasy

I'll be your hope/I'll be your love

Be everything that you need

I'll love you more with very breath

Truly, madly, deeply do

I want to stand with you on a mountain/

I want to bathe with you in the sea/

I want to lay like this forever/ Until the sky falls down on me

(Truly Madly Deeply âã SavageGarden)

  

Washington DC

Capital Cafe‘

7th street

25 giugno, ore 11:33 A.M.  

 

   Krycek entrò nel locale con l'aria di chi sta per uccidere qualcuno. Si guardò attorno e, individuata la persona che doveva incontrare, si diresse verso l'estremità opposta all'entrata.

    Amanda sollevò lo sguardo al di sopra degli occhiali da sole quando notò che un uomo era accanto al suo tavolo.

    Krycek cambiò espressione. Non era più irritato, ma sorpreso da ciò che vedeva. Amanda era diversa. C'era qualcosa…

    Le sue labbra erano diverse.

    Amanda sorrise ed Alex si accomodò di fronte a lei.

    "Cosa vuoi?" tagliò corto Krycek con un tono per niente amichevole.

    Amanda cambiò espressione. Si tolse gli occhiali ripiegando con cura le stanghette e li appoggiò alla sua sinistra. Lentamente e senza dire una parola, accompagnò con la mano destra una busta facendola scivolare sul tavolo e lasciandola davanti ad Alex. Lo guardò con lo stesso sguardo gelido con cui lui la guardava.

    "All'interno troverai delle foto e dei dati anagrafici", esordì atona. "Per venerdì mi servono i tesserini originali dell'FBI…" lo guardò dritto negli occhi. "Gli altri particolari sono nella busta. Domande?"

    Krycek non disse una parola. Si limitò ad osservarla in silenzio, erano molte le cose che avrebbe voluto dirle. Molte e contrastanti. Preferì tacere.

    Amanda prese gli occhiali, li indossò. Raccolse la borsa alzandosi dal tavolo ed andò via senza salutarlo.

    Krycek rimase lì a guardare il posto vuoto ed a maledire il giorno in cui l'aveva incontrata. Gli aveva cambiato la vita. Lo aveva rovinato per sempre. Ma non riusciva ad odiarla. Non come avrebbe voluto. Non abbastanza per ucciderla.

 

Georgetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

27 giugno, ore 10:45 P.M.  

 

    "Ah!" esclamò in un sussulto strozzato Amanda uscendo dal bagno avvolta nell'asciugamani e trovandosi di fronte Alex Krycek.

    Alex la guardò con sufficienza. Abbassò lo sguardo su di una busta sul letto senza muovere un muscolo. Amanda seguì lo sguardo di Krycek istintivamente.

    Krycek tornò a guardarla in volto.

    Si fissarono per qualche secondo, ma ad entrambi parve un'eternità.

    "Con questo siamo pari", sentenziò Alex continuando a guardarla.

    "No", disse lei scotendosi e avanzando verso di lui. "Questo lavoro te lo pagherò", lo informò guardandolo dritto negli occhi.

    "Non è necessario", insisté pensando al genere di pagamento a cui alludeva Amanda.

    "Vuoi rinunciare a…", Amanda gli era ad un soffio dal viso, "… 5 milioni di dollari?" concluse, voltandosi a raccogliere la busta dal letto.

    Krycek non si scompose, rimase immobile abbassando lo sguardo sul gesto di Amanda e seguendola con gli occhi. Espirò. Si voltò lasciando la stanza e l'appartamento.

    Amanda sentì lo scatto della porta d'ingresso ed abbassò lo sguardo sospirando.

 

Washington National Airport

Arlington Country, Virginia

28 giugno ore 6:00 A.M.  

 

   L'aeroporto era quasi deserto. Uomini d'affari ed esigui gruppi turistici sostavano nelle sale d'aspetto. I banchi del check-in erano liberi.

    Amanda mostrò il suo biglietto e la hostess le diede la carta d'imbarco.

    Era diretta a New York.

    L'aereo era in orario. Arrivò in albergo, si fece registrare, lasciò il bagaglio in camera dopo essersi cambiata d'abito ed uscì.

   Andò nella 5th ave. a fare compere. Poi in un mega salone di bellezza per rivitalizzare il suo look uscendone con uno splendido color platino.

   Amanda fece il suo check-in diretta a Boston.

    L'aereo era in orario anche qui.

    Andò in albergo, si registrò sotto falso nome. Si cambiò d'abito ed uscì lasciando la stanza così come l'aveva trovata.

    Entrò in un piccolo parrucchiere e si fece applicare delle extension color platino. Il nuovo look era strabiliante.

   

    Fece ancora un check-in, questa volta diretta a Washington.

    L'aereo era puntuale anche questa volta e riuscì a prendere la coincidenza per Baltimora.

    All'aeroporto due agenti federali l'aspettavano.

    Amanda porse loro il tesserino dell'FBI, attese che le aprissero lo sportello e che lo richiudessero appena si fosse accomodata.

 

Baltimora, Maryland

residenza Margensy

28 giugno ore 7:34 P.M.  

 

    Il direttore Slaiter, sovrintendente al dipartimento per la protezione dei testimoni, l'accolse calorosamente. Non solo perché, come diceva il dispaccio d'ordinanza, proveniva dalla centrale di Washington, ma anche perché era più bella di quanto avesse visto sulla foto faxata.

    Amanda mostrò il suo tesserino per il controllo di routine, poi fu presentata a John Sander, il super testimone nel processo Sorvino.

    John Sander aveva lavorato come killer per la famiglia Sorvino per circa dieci anni, ma la famiglia dei Domenici, per vendetta, gli aveva ucciso il figlio. Sander decise di ritirarsi dal giro.

    Ma la 'famiglia' non accetta defezioni.

    Non potendo essere esonerato dai compiti e dalle questioni d'onore, decise di rivolgersi all'FBI per una protezione ed una nuova identità, in cambio di una testimonianza schiacciante.

    Amanda si comportò come avrebbe fatto qualsiasi agente federale, senza sollevare sospetti. Senza dare nell'occhio fece attenzione a non toccare nulla per non lasciare impronte. Stava cercando l'occasione giusta per porre fine alla vita di Sander, ma sapeva che doveva agire presto. Alle dieci le sarebbe stato dato il cambio.

    La pazienza è la virtù dei forti. La perseveranza è dei vincitori.

    Sander tossì più volte per un cioccolatino andato di traverso. Amanda non perse tempo. Andò in cucina stando attenta a non toccare la porta a saloon con la mano, ma a spingerla con tutto il corpo. Prese un bicchiere dal vassoio accanto al lavello, lo riempì d'acqua aggiungendovi una fiala incolore e la portò a Sander.

    "Grazie!" disse strozzato. "Molto gentile, agende Fleent."

    "Di nulla", rispose Amanda prendendo il bicchiere e tornando in cucina.

   

    L'agente Meggiory entrò poco dopo in cucina.

    "Sta' pulendo?" domandò guardandola con in dosso i guanti di gomma mentre asciugava il lavello.

    "No… facevo solo un po' d'ordine", concluse togliendo i guanti e lasciandoli nella vasca del lavabo colma d'acqua e sapone.

    "Sono arrivati per il cambio", la informò il collega.

    "Bene!"

    Amanda salutò Sander, il direttore ed i colleghi dando appuntamento all'indomani per il trasferimento a Washington. Salì sul taxi che le avevano chiamato e tornò in albergo.

 

    Scese in reception poco dopo, disdicendo la camera, adducendo come giustificazione che era stata richiamata con urgenza a Washington sul suo cellulare.

    Prese il taxi per l'aeroporto. Comprò della tintura per capelli al centro commerciale lì all'interno e si imbarcò per Boston.

    Non ripassò in albergo, non aveva motivo di farlo.

    Entrò nella toilette, si tagliò i capelli alla meglio per liberarsi dell'extension.

    Fece un nuovo check-in, diretta a New York. Qui entrò in un'altra toilette e tinse i capelli con il suo colore naturale.

    Era ormai quasi l'una di notte. Prese un taxi e si fece accompagnare in un drag store che avesse saloni di bellezza. Qui chiese un taglio migliore di quello che aveva e, al settore estetico, che le venisse rimosso il trucco semi permanente fatto alle labbra.

    Tornò in albergo alle quattro del mattino.

    "Si è divertita?" chiese il ragazzo di turno alla reception.

    "Sì, molto. Grazie", rispose prendendo la chiave. "Le dispiace avvertire di non svegliarmi?"

    "Certo, signorina", rispose osservandola ammirato. "Faccia conto che sia già stato fatto."

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

29 giugno, ore 10:06 A.M.  

 

    Skinner riagganciò con un'espressione preoccupata.

    Chi era questa Jenny Fleent?

    Diede ordine a Kim di prenotargli un volo per Baltimora e si diresse in aeroporto.

   

    Il direttore Slaiter mostrò a Skinner il fax proveniente dal suo ufficio a Washington, con il simbolo del Federal Bureau e la sua firma in calce.

    Skinner sollevò la testa dal foglio fissando sbigottito il suo collega.

    "E' la sua vero?" chiese Slaiter.

    "Sì… Sembrerebbe di sì."

    "Già!… Come i tesserini ed il dossier", continuò, mentre Skinner lo guardava come fosse un alieno. "Bella… Astuta e… intelligente."

    Skinner si sedette pensando che quegli aggettivi descrivevano perfettamente Amanda. Scosse la testa per allontanare quei pensieri. Non era il momento di pensare ad Amanda.

    "Cosa sappiamo di lei?" chiese riacquistando la sua professionalità.

    "Tutto e… nulla", disse sconsolato Slaiter sedendosi alla sua scrivania. "Il dossier che avevamo scaricato dal database dell'FBI a quanto pare è falso. Quando i miei uomini si sono nuovamente collegati, non hanno trovato nulla…" sospirò appoggiandosi allo schienale. "Di lei non si sa nulla… E l'unica foto è quella sul fax nelle sue mani."

    "Le impronte? Avete controllato il database delle impronte?" domandò.

    "Impronte? Ah!" esclamò con stizza. "Non ne ha lasciate… Gliel'ho detto, Skinner: è astuta."

    "Niente impronte?"

    "Niente di niente", guardò lo sguardo accigliato di Skinner. "E' stata attenta a non toccare nulla, ciò che ha toccato lo ha ripulito a dovere e… se mai avesse toccato qualcosa in albergo… Beh! le pulizie sono state fatte prima del nostro arrivo… Prima che scoprissimo che Sander fosse morto."

    "Veleno lento", osservò Skinner.

    "A rilascio graduale", specificò Slaiter. "Ha avuto tutto il tempo di sparire."

    "E' chiaro che Sorvino poteva agire dall'interno… I dossier, i tesserini, il fax… persino la mia firma…" Skinner sgranò gli occhi sul volto di Slaiter.

    "Qualcosa non va?" chiese il direttore. "Ha dei sospetti?"

    Skinner fece segno di no, ma improvvisamente un lampo lo attraversò fulmineo.

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

29 giugno, ore 5:32 P.M.  

 

   Mulder e Scully entrarono nell'ufficio di Skinner senza passare dalla stanza di Kim. Skinner li fece accomodare ed i due pensarono subito che avesse brutte notizie sugli X Files. Altrimenti perché chiamarli con tanta urgenza e proprio quando erano già sulla via di casa?

    "Devo chiedervi un favore", esordì mesto. "Si tratta di Amanda."

    Mulder e Scully si guardarono interdetti.

    Skinner si tolse gli occhiali e porse il fax a Dana Scully. Lei lo lesse e lo passò a Mulder. "Cosa c'entra questo con Amanda?" domandò stupita.

    "Io… Io credo che quella donna sia Amanda."

    Scully sollevò un sopracciglio scrutando il suo superiore.

    "Lei…" Skinner fece una pausa d’un istante, mentre Mulder gli riconsegnava il fax. "Lei poteva prendere la carta intestata… Poteva riprodurre la mia firma…"

    "E inviare il fax da qui?" domandò Scully.

    "Sì, lo so… Il giorno in cui risulta inviato il fax… dal mio ufficio… Amanda non era qui… Non so dove fosse. Non so neanche dove sia adesso", tenne a precisare. "Ma qualcuno lo ha spedito a mia insaputa e dal mio ufficio…"

    "Non ha pensato a Kim?" lo interruppe Mulder.

    Skinner lo fulminò con uno sguardo. "No… Non può essere lei l'infiltrata… Io… Io credo che c'entri Krycek."

    "Alex Krycek?" specificò Scully.

    "Sì", sibilò il vicedirettore.

    "Cosa c'entra Krycek con Amanda?" chiese con  un pizzico di gelosia Mulder.

    Skinner lo guardò perplesso. "Hanno avuto una storia in passato…" raccontò, poi si rivolse a Scully: "Nel suo dossier non lo ha riportato… Ma erano nella stessa università", concluse.

    Dana lo fissava organizzando la logica del ragionamento che Skinner stava seguendo. "Lei crede che Sorvino abbia chiesto ad Amanda di uccidere John Sander, e che lei si sia rivolta a Krycek in nome dei vecchi tempi?" domandò con il suo solito scetticismo.

    "Sì", rispose secco e mesto Skinner. "E' questo che penso."

    "Cosa vuole da noi?" chiese infine Mulder.

   "Voglio che la troviate e… Voglio che avviate delle indagini parallele e non ufficiali… Non so a chi rivolgermi e, soprattutto, di chi fidarmi", concluse guardando i suoi agenti impietriti di fronte a lui.

 

New York City

Ritz Hotel, stanza 626

1 luglio, ore 9:02 A.M.  

 

   Mulder bussò tamburellando e Scully lo freddò con lo sguardo, ricordandogli che erano lì per lavoro. La porta si aprì ed Amanda sorrise.

    "Mulder!" esclamò. "Agente Scully… Accomodatevi", disse aprendo totalmente la porta.

    Scully notò che Amanda non era per nulla imbarazzata nonostante la semi nudità.

    "Non siamo in visita di piacere", le disse Mulder che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

    "E' successo qualcosa a Walter?" chiese con un'espressione sinceramente turbata.

    "No", la tranquillizzò Scully spostandosi e comprendo la visuale a Mulder. "Se vuol essere così gentile da seguirci a Washington, avremmo delle domande da farle", concluse porgendole una camicetta.

    Amanda la guardò sorniona, poi volse lo sguardo a Mulder. "Sono in arresto?"

    "No…" rispose Mulder sorridendo. "Routine."

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

1 luglio, ore 12:32 P.M.  

 

   L'arrivo di Amanda al Federal Bureau, scatenò gli istinti primordiali di tutti gli agenti. Aveva indossato un tailler la cui gonna copriva l'indispensabile. Scully aveva intuito che la sua era una provocazione e non volle darle la soddisfazione di riprenderla.

    Per quanto si sforzasse, Mulder finiva sempre con il guardarle le gambe, mentre tutti i suoi colleghi continuavano a chiedersi se indossasse o meno le mutandine.

    Incrociarono diversi agenti e dirigenti che lei aveva conosciuto o intravisto al funerale dell'agente Miller, tra cui Ray Kowalski. Se la mascella di Ray non fosse stata attaccata all'arcata superiore attraverso vari fasci di nervi, sicuramente sarebbe caduta a terra. Amanda gli sorrise ammiccante.

    Entrarono nella stanza di Kim per farsi annunciare e, questa, rimase per qualche secondo immobile. Era dunque questa la famosa Amanda che telefonava a Skinner? La donna di cui aveva sentito parlare e che aveva tanta voglia di conoscere? Quella che lei considerava la sua rivale?

    Mulder attirò l’attenzione di Kim risvegliandola dai suoi pensieri e si fece annunciare.

    "Grazie!" disse Skinner ai suoi agenti. "Potete andare."

 

ore 12:40 P.M.  

 

   "Amanda?" chiese Alex Krycek al suo collega rientrato dalla pausa caffè.

    "Sì… Cioè, non so come si chiami… Comunque… sì, lei", biascicò ancora intontito dalla visione.

    Krycek si scurì in volto. Per quale motivo Amanda era scortata da Mulder e Scully? Che Skinner avesse scoperto tutto? La sua carriera era in pericolo.

    "Cazzo!" esclamò con rabbia.

    "Che c'è?" chiese ignaro Ray.

   

    "Non crederai davvero a quello che dici?" domandò sbigottita Amanda. "Mi credi capace di un'azione simile?"

    Skinner la osservava cercando di leggerle l'anima. 'No, certo che non la credeva capace… però?'

    Amanda si alzò dalla sedia, aggirò la scrivania, girò la sedia di Skinner e gli sedette sulle ginocchia, prendendogli una mano e posandosela tra le gambe.

    "Pensi che io sia un'assassina?" domando facendo gli occhi dolci e lasciando che la mano di Skinner salisse verso la sua parte più calda. "Sorvino è solo un vecchio amico", concluse baciandolo appassionatamente.

    Skinner si lasciò andare. Lasciò che Amanda facesse tutto ciò che voleva. E lei lo fece. Si sedette a cavalcioni su di lui slacciandogli la patta. Non dovette fare nulla per stimolarlo. Skinner era già eccitato, tanto da non rendersi nemmeno conto di essere in ufficio. Non pensò neanche minimamente che qualcuno sarebbe potuto entrare. Che avrebbero potuto sorprenderlo in un atteggiamento così poco professionale.

    Amanda poteva essere sua figlia, ma questo Skinner lo aveva dimenticato la stessa sera in cui l'aveva conosciuta in un locale di Georgetown. Amanda era la sua personale sospetta, ma Skinner lo aveva dimenticato nel momento in cui aveva incrociato il suo sguardo. Amanda stava solo giocando con lui, ma Skinner decise di dimenticare questo particolare. Perché nonostante tutto, Amanda era ciò di cui aveva bisogno.

 

Washington DC

M street

1 luglio, ore 11:45 P.M.  

 

    Krycek rientrò nel suo appartamento dopo aver aspettato invano il rientro di Amanda a Georgetown. Non poté fare a meno per tutto il tragitto di pensare a lei, al motivo del suo rientro improvviso e…

    "Amanda!" sospirò rientrando in casa.

    Lei era seduta in poltrona al buio, si era addormentata nell'aspettarlo.

    "Ciao!" gli disse stiracchiandosi adorabilmente ed alzandosi. "La cena si sarà freddata", disse andando verso il divisorio del cucinino.

    "Cosa ci fai qui?" chiese con aria scocciata Krycek gettando la giacca sul divano e posando le mani ai fianchi.

    Amanda si voltò a guardarlo.

    "Mi odi ancora?" domandò.

    "Non ti odio", affermò abbassando lo sguardo e le braccia. "Ma non amo la tua presenza, quindi…" fece una pausa incrociando lo sguardo malinconico di lei. "Se non devi mettermi al corrente di qualcosa, ti pregherei di andartene", concluse senza distogliere lo sguardo da lei.

     Amanda abbassò il capo per un istante, poi tornò a fissarlo mordendosi le labbra per evitare di piangere e si mosse verso la porta.

    "Lì sul tavolino…" fece segno con la testa verso il tavolino del soggiorno. "Ci sono i tuoi 5 milioni di dollari…" aprì la porta e mentre la richiudeva, aggiunse: "La cena è in forno."

    Krycek si lasciò cadere sul divano. Si prese il viso tra le mani facendole, poi, scorrere con fatica tra i capelli e giù, fin dietro alla nuca.

    'Amanda!' pensò sospirando.

 

    Amanda si fermò lungo la strada. Non aveva chiamato il taxi, ma non pensava certo di tornare a casa a piedi. Aveva solo bisogno di pensare. Di riflettere. Di stare da sola e poter… piangere.

    Aveva ingoiato le lacrime finché queste non ebbero il sopravvento sfociando improvvise ed implacabili. La vista le si annebbiò. Lo stomaco si strinse forte, come un laccio intorno al collo. Ed il magone le si bloccò in gola impedendole di respirare. Si piegò su se stessa sedendosi sul bordo del marciapiede e lasciando che le lacrime fuoriuscissero con tutto il suo dolore.

 

Washington DC

Quartier Generale FBI

12 luglio, ore 11:31 A.M.  

 

    L'agente Alan Dixer aspettò che Skinner parlasse. Che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, ma che parlasse.

    Skinner aveva il rapporto che Dixer gli aveva consegnato sulla scrivania. Lo fissava, ma non diceva nulla. I pensieri di Skinner erano lontani mille miglia dal Federal Bureau. Lontano, così come lo era Amanda.

    'Vado a Vancouver per un po'', gli aveva detto. 'Non starò via molto.' Ma erano passati diversi giorni e lei non si era fatta sentire. Non aveva risposto a nessuno dei suoi messaggi in segreteria ed il cellulare era staccato.

    Il lavoro lo aveva impegnato tanto da fargli avvertire la mancanza di Amanda solo la notte, ma il dossier sul caso Sorvino, lì sulla sua scrivania, aveva acceso in lui il ricordo di quella donna.

    "Signore?" azzardò timidamente Dixer.

    "Va bene, agente Dixer. Può andare", lo congedò.

    "Non ha domande?"

    "Molte", convenne Skinner calzando i suoi occhiali. "Ma li discuteremo in un altro momento. Si conceda due giorni…"

 

ore 1:08 P.M.  

 

    "Voleva vedermi?" esordì Krycek entrando nell'ufficio di Skinner.

    "Sì, agente Krycek. Segga", Skinner lo osservò obbedire. Gli passò il dossier Sorvino ed aspettò che leggesse la pagina consuntiva delle indagini.

    Krycek sollevò lo sguardo e lo puntò sul suo vicedirettore.

    "Cosa dovrei farne?" chiese.

    "Trova che sia tutto congruente?" domandò Skinner.

    "Mi sembra di sì… Non sembra sia stato trascurato nulla… Per darle un giudizio migliore dovrei leggere l'intero fascicolo", disse posandolo sulla scrivania.

    "Non crede che l'ipotesi di una talpa sia stata scartata un po' troppo frettolosamente?" insisté Skinner senza distogliere lo sguardo dal suo interlocutore.

    "No", disse schiettamente e senza far trasparire alcuna emozione.

    "Lei sa dov'è Amanda?" chiese a bruciapelo Skinner.

    "No… e francamente non m'importa", concluse.

    "Mi dica tutto quello che sa di lei", lo esortò.

    Krycek si sistemò sulla sedia. Fissò il suo A.D. dritto negli occhi mordendosi il labbro. Si rilassò e sfuggendo lo sguardo di Skinner, aggiunse: "Sono certo che è tutto sul rapporto che ha stilato l'agente Scully."

    "Quel rapporto non dice nulla di quello che lei sa."

    Krycek lo fissò sgranando gli occhi come se Skinner gli avesse letto dentro, ma sapeva che non era possibile e si risollevò. No… Solo una persona sapeva leggergli l'anima: Amanda. "Quello che so…" cominciò. "Non…" rifletté. "Non è nulla di più di quanto non avrà trovato nel dossier."

     "Parlami dei matrimoni… Parlami delle sue strane amicizie mafiose… Parlami della sua casa a Vancouver. Di come l'hai conosciuta. Del perché l'hai lasciata. Insomma dimmi tutto su di lei", disse tutto d'un fiato Skinner rosso in viso e a mo’ d’ordine.

    "Tutto?" urlò Krycek alzandosi dalla sedia e sovrastando la scrivania… "Okay. Se è questo che vuole… Le racconterò tutto", asserì deciso e con un chiaro sentore di rabbia repressa.

    "L'ho conosciuta ad una festa all'università. Era apparsa all'improvviso. Portava un vestito mozzafiato che faceva intravedere tutto. Io ero appena iscritto all'ultimo anno di dottorato, lei si era iscritta al terzo corso di laurea. Era poco più che maggiorenne ed era uno schianto… Non persi tempo, né mi posi domande. La corteggiai e due ore dopo ero nel mio alloggio con lei. Per essere così giovane aveva talento… ah! se ne aveva!" commentò da sé sollevano lo sguardo verso un punto indefinito. "La mattina dopo scoprii dalle sue labbra che stava divorziando dal secondo marito… S'immagina la mia faccia? Poco più di diciotto anni e già al secondo divorzio… Precoce in tutto", commentò ancora, mentre Skinner guardava la concitazione del suo agente. "Io ne fui così preso, rapito. Imbambolato. Che continuai come se nulla fosse. Divenne la mia ragazza. Mi invidiavano tutti. Già! Ancora mi chiedo perché scelse me… Perché fui così idiota da…" guardò Skinner nel profondo. Lesse il dolore che provava, ma non poteva comprenderne il motivo. Pensò che fosse quanto stesse dicendo a farlo soffrire e cambiò tono. "Non c'è molto da dire… Quando i suoi genitori morirono aveva solo 10 anni. Era un genio e così passava il tempo in istituti per bambini prodigio, ovviamente, come sa, sotto la tutela legale di Sorvino… Poi ha cominciato a volere altro: libertà, rispetto, denaro… Sposava dei miliardari che volevano il suo corpo in cambio dei loro patrimoni. Erano così infatuati di lei che qualsiasi cosa desiderasse o mettesse scritto sui contratti matrimoniali, loro gliela concedevano… E' così che ha costruito il suo patrimonio", disse sedendosi. "La casa di Vancouver apparteneva a sua madre… ma questo è sicuramente sul rapporto", concluse.

    "L'ha davvero lasciata per essere andata a letto con un altro?" insisté Skinner.

    Krycek lo puntò come un segugio. "No", affermò atono. "E' stata solo una scusa."

    Skinner non indagò oltre.

    Qualsiasi fosse il vero motivo, Krycek non lo avrebbe rivelato e Skinner lo sapeva.

    "Crede sia coinvolta nell'omicidio di John Sander?" chiese infine.

    "Lei lo crede, signore?"

    "No… Ma certo quella donna era ipnotizzante quanto Amanda", asserì malinconico Skinner.

    "Ho sentito, però… che era bionda e con i capelli lunghi", aggiunse Alex Krycek.

    "Beh! Nella pagina riassuntiva del dossier è solo accennato, ma le ricerche hanno condotto ad una donna a Boston che si è sottoposta ad un'applicazione di extension e che somigliava alla presunta agente speciale. Ma… Nulla di più", disse riordinando il fascicolo. "Inoltre, all'aeroporto di Boston, sono state trovate delle lenti colorate blu. Purtroppo non è stato possibile rilevare le impronte, ma è possibile che lei le indossasse. Gli agenti di Baltimora erano troppo presi a guardare altrove per poter fare attenzione ai suoi occhi… Se si tratta di Amanda… devo dire che è un fenomeno. Comunque… avrebbe avuto bisogno di lei", affermò scrutandolo. "Ma non sono certo che l'avrebbe aiutata."

    Krycek ricambiò lo sguardo restando in silenzio.

    "Se Sorvino le avesse chiesto di farlo, crede che lo avrebbe fatto?" domandò Skinner.

    Krycek rifletté per la frazione di un secondo. "Sì… E' una questione d'onore", concluse Krycek come se quel modo di fare o pensare fosse il suo.

 

Georgetown, Washington DC

Wisconsin Ave.

20 luglio, ore 7:32 P.M.  

 

    Skinner esitò per qualche istante prima di suonare alla porta dell'appartamento n°22. Amanda l'aveva invitato a cena per festeggiare il rientro. Gli era parsa euforica e vivace come sempre. Piena di quella gioia di vivere delle giovani donne della sua età. Piena di quella grinta emotiva di cui lui aveva bisogno.

    Amanda era 'piombata' nella sua vita nel momento in cui lui aveva più bisogno. Aveva superato il divorzio e lo stress di quella vita monotona e ripetitiva, solo grazie a lei. Le era grato per questo, più che per il sesso che sapeva regalargli.

    Ed ora…

    Ora era lì per dirle che tra loro sarebbe finita.

    Che era l'ultima cena che avrebbero fatto insieme.

    Che non poteva e non voleva compromettere la sua carriera per lei.

   

    Amanda aprì la porta sfoggiando il suo sempiterno sorriso con indosso un vestitino più simile ad una sottoveste trasparente. A Skinner gli si fermò il fiato in gola.

    "Non entri?" chiese lei abbracciandolo appena varcò la soglia. "Mi sei mancato", affermò baciandolo calorosamente.

    Walter Skinner l'abbracciò forte soffocando le lacrime e nascondendo il volto nella spalla di lei.

    Amanda capì.

    Anche il suo Alex l’aveva lasciata così.

    Ricacciò le lacrime e gli sussurrò all'orecchio: "Ceniamo… Il dopo viene… dopo."

    Skinner si scostò da lei di pochi centimetri guardandola dritto negli occhi, ma incapace di parlare.

    Amanda gli sorrise, lo prese per mano e lo accompagnò alla tavola ben imbandita.

    Skinner si sentiva un verme.

    Come poteva farle questo?

    Come poteva lasciarla solo perché quel legame poteva compromettere la sua carriera?

    Come poteva dirle addio?

 

    Amanda continuava a baciarlo appassionatamente in ogni angolo che lui le concedeva. Skinner continuò ad amarla incessantemente per tutta la notte, finché lei non si addormentò sul suo petto.

    Skinner non riusciva a dormire. Non riusciva a darsi pace.

    In fondo, che Amanda fosse implicata nelle faccende della famiglia Sorvino, non c'erano prove. Ed anche se fosse uscita fuori la storia della tutela, ciò non avrebbe dimostrato niente. Già! Ma il processo avrebbe potuto prendere una piega più complessa: indagando su Amanda sarebbero giunti a lui. Ed anche se non avrebbero potuto dimostrare la sua complicità nel caso, avrebbe dovuto rispondere di connivenza.

    Abbassò lo sguardo sul volto che respirava placidamente sul suo petto.

    Amanda era bella. Era giovane. Era la cosa più bella che gli fosse mai capitata.

    Cosa doveva fare?

 

21 luglio, ore 6:30

   

    La sveglia suonò. Skinner ci mise un po' a localizzarla, poi la spense.

    Amanda non era nel letto e la porta aperta del bagno, mostrava chiaramente che non era neanche lì.

    Si alzò. Indossò qualcosa ed andò nella zona giorno.

    "Buon giorno!" lo accolse sorridente Amanda mettendo delle uova e pancetta in un piatto.

    "Buon giorno", rispose lui con minor enfasi.

   

    Era sulla soglia pronto ad andar via, mentre Amanda sistemava la cucina.

    Lei si girò verso di lui sorridendo e raggiungendolo di corsa, come una bimba che deve andare a scuola. "Aspetta…" gli intimò mentre lo raggiungeva. "Un bacio", disse portandogli le braccia al collo. "Non vuoi darmi l'ultimo bacio?"

    Skinner sbarrò gli occhi. 'L'ultimo', pensò. "Amanda…" tentò di parlare.

    Lei lo zittì con il bacio che aveva chiesto. Lo guardò intensamente, mentre veniva ricambiata. I loro occhi saettavano rapidi su ogni punto dei loro volti a memorizzare quel momento. Quelle sensazioni. A rinviare il più possibile quell'istante.

    "Amanda!" ripeté con la voce rotta.

    "Lo so", disse lei. "So che è giusto così."

    Liberò Skinner dalla presa, lentamente.

    Walter Skinner esitò ancora un istante.

    "Se te lo avesse chiesto…" esordì Skinner tenendo la porta socchiusa. "Avresti ucciso per lui?" domandò senza avere il coraggio di guardarla in volto.

    "Sì", rispose lei senza esitare. "E' una questione d'onore."    

 

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La fanfic è una narrazione amatoriale di fan per i fan. Tra i vari sottogeneri della fanfiction c'è la cosiddetta AU, ovvero Universo Alternativo, che prevede personaggi di una o più serie, con medesimi caratteri e aspetti fisici, che sono proiettati in tempi (o luoghi) storici (o fantastici), differenti dall'originale. 

 

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